A inquietare gli sforzi del pensiero e della politica, tesi a individuare percorsi di pace per far fronte all’acuirsi delle crisi politico-militari che infiammano il globo, una rovinosa questione si presenta in tutta la sua drammaticità: la sempre più marcata indistinzione tra la pace e la guerra, tra il significato dell’una e dell’altra, che minaccia di comprimere fino all’estremo le condizioni di possibilità di una pace effettiva. Tra i fattori all’origine di questa progressiva indistinzione, il presente contributo individua l’antropologia conflittuale che, radicata nella modernità, continua ad informare di sé le diverse letture degli scenari politici odierni, traviandone la capacità di pensare propriamente la natura della pace. Contro l’antropologia bellicista e i suoi esiti, questo percorso intende richiamare la necessità fondativa di un’antropologia unitivo-relazionale e comunicativa, capace di attivare le potenzialità cooperative e co-esistenziali presenti nella natura umana. Una visione dell’uomo, quindi, di cui la pace sia lo specchio, perché essa non rispecchia altro che la costitutiva e reciproca relazionalità che lega tra loro tutti gli esseri umani. Solo se fondata sulla verità dell’umano, la pace può allora esprimere il suo valore e dire la sua radicale differenza dalla guerra.
Pace: specchio dell’umano. Contro l’indistinzione tra guerra e pace / Fortuzzi, Matteo. - (2024), pp. 121-139. [10.4458/6960].
Pace: specchio dell’umano. Contro l’indistinzione tra guerra e pace
matteo fortuzzi
2024
Abstract
A inquietare gli sforzi del pensiero e della politica, tesi a individuare percorsi di pace per far fronte all’acuirsi delle crisi politico-militari che infiammano il globo, una rovinosa questione si presenta in tutta la sua drammaticità: la sempre più marcata indistinzione tra la pace e la guerra, tra il significato dell’una e dell’altra, che minaccia di comprimere fino all’estremo le condizioni di possibilità di una pace effettiva. Tra i fattori all’origine di questa progressiva indistinzione, il presente contributo individua l’antropologia conflittuale che, radicata nella modernità, continua ad informare di sé le diverse letture degli scenari politici odierni, traviandone la capacità di pensare propriamente la natura della pace. Contro l’antropologia bellicista e i suoi esiti, questo percorso intende richiamare la necessità fondativa di un’antropologia unitivo-relazionale e comunicativa, capace di attivare le potenzialità cooperative e co-esistenziali presenti nella natura umana. Una visione dell’uomo, quindi, di cui la pace sia lo specchio, perché essa non rispecchia altro che la costitutiva e reciproca relazionalità che lega tra loro tutti gli esseri umani. Solo se fondata sulla verità dell’umano, la pace può allora esprimere il suo valore e dire la sua radicale differenza dalla guerra.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


